lunedì 27 gennaio 2020

L'anima del bosco

Finita l'università, ho lavorato per diverso tempo in una biblioteca del Cadore, con vista sulle Marmarole. Ricordo distintamente l'energia vivace, il freddo buono di quegli anni, e l'abitudine di scendere, in pausa pranzo, tra gli alberi fitti di Lagole, per muovere le gambe e pensare. Si racconta che un tempo fosse luogo di Anguane, divinità delle acque e della fertilità. Provavo, allora, una sensazione simile a quella che pochi giorni fa un lettore della biblioteca mi ha descritto con questa frase:  "L'altra sera scendevo da un rifugio, ed ero un tutt'uno con il bosco".
Da piccola e da giovane mi davo letteralmente alla macchia, sola o con amici, e respiravo. Ho capito con il tempo, e forse anche diventando mamma, che entrando nell'anima del bosco in tenera età, battendo i sentieri e osservandone le variazioni stagionali, si impara a conoscerlo, a rispettarlo e ad amarlo, oltre ad entrare in vibrazione con esso. Andare a fare due passi tra gli alberi o gli arbusti diventa necessità.
Diversi scrittori hanno provato a stimolare le persone a rispettare e a vivere i polmoni verdi che ci circondano.
Per "affinità di sguardi" cito l'ecologico e onirico "Il segreto del bosco vecchio" di Dino Buzzati.
Se invece cercate un saggio, provate quelli
di Peter Wohlleben, da "La vita segreta degli alberi" a "La saggezza del bosco" : qui c'è lo sguardo di un professionista, di un conoscitore profondo delle piante.
Ancora ricordo con emozione il piccolo volume "Requiem per un albero", che ho letto, nostalgica, appena scesa in pianura. E' di Matteo Melchiorre e narra la storia di un olmo sradicato da un temporale, al quale una comunità rende omaggio come fosse una persona cara.
Recentemente, ho seguito con curiosità l'uscita del film "La voce del bosco" di Dimitri Feltrin, che ha come protagonista Francesca Gallo, professionista artigiana e fisarmonicista. É un inno alla montagna e ai suoi doni, ai suoi boschi, alle persone che resistono, continuando ad abitarci con un forte senso di comunità.
La comunità degli uomini, la comunità degli alberi: dovremmo guardare più spesso ai nostri grandi fratelli verdi, perché ci somigliano e, rami al cielo, radici profonde, hanno molto da insegnare.

lunedì 20 gennaio 2020

Bon bon letterario: "Io cammino da sola"

Nel giorno di San Sebastiano, che nell'immaginario dei contadini rappresentava l'inizio di un periodo della stagione invernale più mite - si diceva infatti "San Sebastian co la viola in man"-, offro il primo bon bon letterario a chi giunge in questa nuova bottega delle storie.

Anche se fisicamente non ho camminato molto, finora, ho percorso luoghi della mente e dell'anima che assomigliano molto a quelli di Alessandra Beltrame, autrice del libro "Io cammino da sola". Sono giunta a identiche conclusioni. 
L'opera ha un ritmo variegato: diventa più vivo e veloce, quasi più amabile, nei tratti in cui c'è movimento e natura, invece rallenta quando la narrazione si svolge nelle zone antropizzate.
È una gran bella riflessione sulla solitudine, sul senso della nostra presenza, sulla lentezza. 
È un suggerimento, una possibile strategia da mettere in atto quando si ha paura o quando ci si sente imbrigliati. Per guardarla in faccia davvero, quella paura, per sciogliere le briglie e sentirsi liberi.
Il libro andrebbe donato ai camminatori di gamba e di pensiero, ma anche a chi non ha fatto mai molta strada: verrà voglia di mettersi in viaggio, e basterà poco, probabilmente, per essere felici. 
Come ha detto Rafael Adolfo Tellez "Ho imparato che chi viaggia ha bisogno solo di ombra, muschio e un po' di luce che guidi i suoi passi.", e anche nel cammino dell'esistenza ci sarebbe spesso bisogno, credo, di sobrietà.

giovedì 16 gennaio 2020

Ma li leggi tutti?

La dispensatrice di storie non legge tutti i libri che distribuisce.
"Ma li leggi tutti?" le chiedono i numerosi, incauti lettori che si rivolgono a lei.
Risponde sempre, pazientemente, allo stesso modo. Il tempo per leggere è ridotto, nell'economia delle giornate. Per tornare a Pennac, citato anche nel post precedente, "Il tempo per leggere è sempre tempo rubato, come il tempo per scrivere d'altronde, o il tempo per amare.".


"E allora, come fai a consigliare?" obietteranno interiormente i miei interlocutori.
Ci sono delle strategie.
Diversi anni fa, in una libreria, fui attratta da un libro dal titolo "Come parlare di un libro senza averlo mai letto": lo facevo già, ogni tanto, ed ero incuriosita da quel che Pierre Bayard aveva da dire in proposito. Accademico, scrittore e psicanalista, sosteneva, nelle prime pagine, che leggere libri non è poi così importante. Seguii il suo consiglio, e dopo aver leggiucchiato la prima parte del suo volume, mi fermai.
Già mettevo in pratica le "regolette" che suggeriva lui, sostenendo che discutere di un libro senza averlo letto è un'arte, ma ne avevo anche qualcuna in più.
Per una dispensatrice di libri è importante carpire la struttura e il contenuto del libro, con sguardo distolto e senza giudizio. Si deve tentare di coglierne l'essenza.
E' fondamentale collegare l'opera con altre, affini, in modo da creare un sentiero per il lettore tra "famiglie di libri". Le "famiglie" di libri serviranno anche per attingere libri nella logica "Chi ha letto questo, legge anche...".
E' necessario comprendere chi si ha di fronte, qualche suo gusto, quali emozioni preferisce provare tra le pagine, in che stato d'animo si trova. Più si conosce il lettore, più sarà possibile dargli un'indicazione empatica (fatevelo amico, se ancora non lo è!).
Infine, ogni libro ha la sua vibrazione speciale, come ce l'hanno d'altronde le anime degli uomini: è questa che i dispensatori di storie eccellenti riconoscono e percepiscono. Questi ultimi sanno consegnare il libro "giusto" al momento giusto alla persona che lo attendeva o che ne aveva bisogno.
 

venerdì 10 gennaio 2020

Dispensare storie

Fonte foto
In questo anno dalle cifre doppie ci vuole qualcosa di nuovo: nell'anno Venti, in attesa di eventi, inauguro un blog.
Chi è la dispensatrice di storie del titolo?
Mi somiglia molto: è una donna che distribuisce racconti in varie forme.
Il verbo "dispensare" fa venire in mente le vecchie botteghe di un tempo, nel quale tutto girava più lento, ricche di profumi e di relazioni umane.
La dispensatrice di storie è una professionista del mondo del libro, ma è anche, semplicemente, una "donna di mondo", che tesse reti, che dona attimi narrati, che ama gli intrecci al di là della loro forma fisica.
In questo spazio virtuale, in questa dispensa letteraria, sistemerò quindi, d'ora in poi:
- bonbon
di lettura, ovvero libri che consiglio, oppure no;
- barattoli di vita vera, nei quali metterò le testimonianze o i pensieri di chi crede nei libri e nella lettura;
- scatolette di sensazioni, cioè momenti vissuti, che meritano di essere fermati.
Accolgo, insomma, l'invito di Daniel Pennac, che si rivolgeva così alle bibliotecarie, chiedendo loro di mostrare il loro lato di lettrici e di narratrici: "Ma come sarebbe bello, anche, sentirvi raccontare i vostri romanzi preferiti ai visitatori smarriti nella foresta delle letture possibili … come sarebbe bello che faceste loro omaggio dei vostri migliori ricordi di lettura! Narratrici, siate –maghe–..."