martedì 24 marzo 2020

Bibliotecari in quarantena


In questo momento, nel nostro Paese e in molti altri del Mondo, la maggior parte delle persone è costretta a casa, per tentare di ridurre la rapidità di diffusione del virus Covid-19.
Dopo la pubblicazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020, tutti gli istituti culturali d’Italia, tra i quali rientrano anche le biblioteche, sono rimasti chiusi al pubblico.
A distanza di due settimane da quella data, ho pensato che potesse essere interessante comprendere alcuni aspetti della vita quotidiana attuale dei bibliotecari, assieme e grazie ai miei colleghi iscritti al numeroso gruppo Facebook “Biblioteche e bibliotecari italiani”.

In che modo i bibliotecari si astengono (o sono stati sospesi) dal lavoro? E’ stato loro concesso lo smart working?
Dipende.
Non tutti sono dipendenti pubblici: alcuni lavorano con partita IVA, altri sono assunti da coperative, altri da S.p.A. o S.r.l.
Molti sono stati invitati, innanzitutto, a terminare le ferie residue del 2019.
Qualcuno ha avuto una proroga dei tempi di consegna del lavoro (soprattutto chi cataloga, chi lavora “a progetto” o “ a cottimo”).
Più di uno è stato posto in cassa integrazione.
Alcune cooperative hanno chiesto, ai propri dipendenti, di non recarsi al lavoro. Non li stanno pagando, e non stanno comunicando con loro. Qualche Srl o SPA ha addirittura comunicato lo stop lavorativo via messaggio telefonico, e senza altra spiegazione.
C’è anche la possibilità, per mamme e papà di bambini sotto i 12 anni, di chiedere un congedo straordinario, che può durare fino a 15 giorni, ma che è pagato al 50%.
Lo smart working è stato concesso a buona parte dei bibliotecari che hanno risposto a questo sondaggio.

E chi è in smart working, di cosa si occupa?
Anche qui, dipende. Dipende da cosa faceva prima (se si occupava di materiale antico, moderno, di materiale speciale, se lavorava in una biblioteca universitaria, se gestiva un sistema bibliotecario, se si occupava di una biblioteca comunale...).
In ogni caso,
-parecchi si occupano di bonificare il catalogo -e pensare che, prima di questa crisi mondiale, tutti si lamentavano di non riuscire a farlo mai-;
-alcuni catalogano fondi speciali o pregresso;
-certi predispongono ordini di acquisto, in attesa di tempi migliori;
-quasi tutti aggiornano le pagine social della biblioteca o il sito web o il blog, per mantenere almeno un contatto virtuale con i propri utenti;
-qualcuno tenta di proseguire il servizio di reference tramite mail, chat e, addirittura, attraverso il servizio di videoconferenze Zoom; in certe biblioteche universitarie, non si ferma l’attività di sostegno di insegnanti, ricercatori, studenti: viene offerto il servizio di document delivery, e fornito un reindirizzamento a risorse digitali;
-molti stanno preparando “videoletture” da pubblicare su YouTube, recensioni video, o raccolgono e mettono on-line quelle dei lettori volontari (talvolta occupandosi anche del montaggio), o ancora, in collaborazione con gli istituti scolastici, fanno promozione della lettura con registrazioni dedicate alle classi che avrebbero dovuto incontrare face-to-face;
-altri preparano tutorial per spiegare ai lettori come possono scaricare e-book o leggere le riviste on-line
-c’è chi stila bibliografie tematiche;
-altri ancora si aggiornano, partecipando a qualche webinar;
-rari bibliotecari si dedicano a statistiche, relazioni, e ad atti amministrativi necessari, nonostante tutte le attività siano quasi ferme.

Ma cosa fanno i bibliotecari in quarantena, quando non lavorano?
Le bibliotecarie dichiarano di occuparsi della famiglia. Sono figlie, mamme, mogli.
Moltissimi leggono. Oh, era ora! Non avremmo voluto, però, che accadesse di avere più tempo a causa di una pandemia.
Chi ha la fortuna di avere un pezzo di verde intorno, si occupa del giardino, ben conoscendo la massima di Cicerone: “Se possedete una biblioteca e un giardino, avete tutto ciò che vi serve.”
Qualcuno si dedica ai propri argomenti preferiti, proseguendo ricerche personali.
C’è chi studia, chi guarda film o ascolta musica, come i comuni mortali.
Mi ha colpito la risposta di Francesca, sottoscritta anche da altri, che rispecchia anche quello che faccio e sento io in questo momento: “Leggo, seguo qualcosa on line, ma per lo più mi preoccupo.”

Nel mare magnum dell’informazione attuale, pur esperti, anche i bibliotecari surfano faticosamente tra fake news, titoloni catastrofistici, errate valutazioni, opinioni di chiunque, in cerca di notizie reali. Ecco cosa potrebbero e dovrebbero essere chiamati a fare, i professionisti del libro e della lettura, oggi e domani: a tracciare strade per la buona informazione, ad aiutare chi cerca una via praticabile nel caos degli annunci, a eliminare contenuti ridondanti. Insomma, a fare un po’ i medici di questa infodemia. Si sentirebbero utili, e forse avrebbero meno paura.

2 commenti:

  1. Grazie, mi hai fatto sentire meno solo

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  2. Max, lo scopo è proprio quello di dare luce a una comunità di bibliotecari che spesso non è né conosciuta né riconosciuta. Se si riesce a tirare le fila e fare squadra oggi, potremo ripartire domani.

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