In questo momento, nel nostro Paese e in molti altri del Mondo, la maggior
parte delle persone è costretta a casa, per tentare di ridurre la rapidità
di diffusione del virus Covid-19.
Dopo la pubblicazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020,
tutti gli istituti culturali d’Italia, tra i quali rientrano anche le
biblioteche, sono rimasti chiusi al pubblico.
A distanza di due settimane da quella data, ho pensato che potesse essere interessante comprendere alcuni aspetti della vita quotidiana attuale dei
bibliotecari, assieme e grazie ai miei colleghi iscritti al numeroso gruppo
Facebook “Biblioteche e bibliotecari italiani”.
In che modo i bibliotecari si astengono
(o sono stati sospesi) dal lavoro? E’ stato loro concesso lo smart working?
Dipende.
Non tutti sono dipendenti pubblici: alcuni lavorano con partita IVA, altri
sono assunti da coperative, altri da S.p.A. o S.r.l.
Molti sono stati invitati, innanzitutto, a terminare le ferie
residue del 2019.
Qualcuno ha avuto una proroga dei tempi di consegna del lavoro (soprattutto
chi cataloga, chi lavora “a progetto” o “ a cottimo”).
Più di uno è stato posto in cassa integrazione.
Alcune cooperative hanno chiesto, ai propri dipendenti, di non recarsi al
lavoro. Non li stanno pagando, e non stanno comunicando con loro. Qualche Srl o
SPA ha addirittura comunicato lo stop lavorativo via messaggio telefonico, e
senza altra spiegazione.
C’è anche la possibilità, per mamme e papà di bambini sotto i 12 anni, di
chiedere un congedo straordinario, che può durare fino a 15 giorni, ma che è
pagato al 50%.
Lo smart working è stato concesso a buona parte dei bibliotecari che hanno
risposto a questo sondaggio.
E chi è in smart working, di cosa si
occupa?
Anche qui, dipende. Dipende da cosa faceva prima (se si occupava di
materiale antico, moderno, di materiale speciale, se lavorava in una biblioteca
universitaria, se gestiva un sistema bibliotecario, se si occupava di una
biblioteca comunale...).
In ogni caso,
-parecchi si occupano di bonificare il catalogo -e pensare che, prima di
questa crisi mondiale, tutti si lamentavano di non riuscire a farlo mai-;
-alcuni catalogano fondi speciali o pregresso;
-certi predispongono ordini di acquisto, in attesa di tempi migliori;
-quasi tutti aggiornano le pagine social della biblioteca o il sito web o
il blog, per mantenere almeno un contatto virtuale con i propri utenti;
-qualcuno tenta di proseguire il servizio di reference tramite mail, chat
e, addirittura, attraverso il servizio di videoconferenze Zoom; in certe
biblioteche universitarie, non si ferma l’attività di sostegno di insegnanti,
ricercatori, studenti: viene offerto il servizio di document delivery, e
fornito un reindirizzamento a risorse digitali;
-molti stanno preparando “videoletture” da pubblicare su YouTube,
recensioni video, o raccolgono e mettono on-line quelle dei lettori volontari
(talvolta occupandosi anche del montaggio), o ancora, in collaborazione con gli
istituti scolastici, fanno promozione della lettura con registrazioni dedicate
alle classi che avrebbero dovuto incontrare face-to-face;
-altri preparano tutorial per spiegare ai lettori come possono scaricare
e-book o leggere le riviste on-line
-c’è chi stila bibliografie tematiche;
-altri ancora si aggiornano, partecipando a qualche webinar;
-rari bibliotecari si dedicano a statistiche, relazioni, e ad atti
amministrativi necessari, nonostante tutte le attività siano quasi ferme.
Ma cosa fanno i bibliotecari in quarantena,
quando non lavorano?
Le bibliotecarie dichiarano di occuparsi della famiglia. Sono figlie,
mamme, mogli.
Moltissimi leggono. Oh, era ora! Non avremmo voluto, però, che accadesse di avere più tempo a
causa di una pandemia.
Chi ha la fortuna di avere un pezzo di verde intorno, si occupa del
giardino, ben conoscendo la massima di Cicerone: “Se possedete una biblioteca
e un giardino, avete tutto ciò che vi serve.”
Qualcuno si dedica ai propri argomenti
preferiti, proseguendo ricerche personali.
C’è chi studia, chi guarda film o ascolta musica,
come i comuni mortali.
Mi ha colpito la risposta di Francesca, sottoscritta anche da altri, che rispecchia anche
quello che faccio e sento io in questo momento: “Leggo, seguo qualcosa on line, ma per lo più mi
preoccupo.”
Nel mare magnum dell’informazione attuale, pur
esperti, anche i bibliotecari surfano faticosamente tra fake news, titoloni
catastrofistici, errate valutazioni, opinioni di chiunque, in cerca di notizie
reali. Ecco cosa potrebbero e dovrebbero essere chiamati a fare, i
professionisti del libro e della lettura, oggi e domani: a tracciare strade per
la buona informazione, ad aiutare chi cerca una via praticabile nel caos degli
annunci, a eliminare contenuti ridondanti. Insomma, a fare un po’ i medici di
questa infodemia. Si sentirebbero utili, e forse avrebbero meno paura.
Grazie, mi hai fatto sentire meno solo
RispondiEliminaMax, lo scopo è proprio quello di dare luce a una comunità di bibliotecari che spesso non è né conosciuta né riconosciuta. Se si riesce a tirare le fila e fare squadra oggi, potremo ripartire domani.
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