Nel giorno di San Sebastiano, che nell'immaginario dei contadini rappresentava l'inizio di un periodo della stagione invernale più mite - si diceva infatti "San Sebastian co la viola in man"-, offro il primo bon bon letterario a chi giunge in questa nuova bottega delle storie.
Anche se fisicamente non ho camminato molto, finora, ho percorso luoghi della mente e dell'anima che assomigliano molto a quelli di Alessandra Beltrame, autrice del libro "Io cammino da sola". Sono giunta a identiche conclusioni.
L'opera ha un ritmo variegato: diventa più vivo e veloce, quasi più amabile, nei tratti in cui c'è movimento e natura, invece rallenta quando la narrazione si svolge nelle zone antropizzate.
È un suggerimento, una possibile strategia da mettere in atto quando si ha paura o quando ci si sente imbrigliati. Per guardarla in faccia davvero, quella paura, per sciogliere le briglie e sentirsi liberi.
Il libro andrebbe donato ai camminatori di gamba e di pensiero, ma anche a chi non ha fatto mai molta strada: verrà voglia di mettersi in viaggio, e basterà poco, probabilmente, per essere felici.
Come ha detto Rafael Adolfo Tellez "Ho imparato che chi viaggia ha bisogno solo di ombra, muschio e un po' di luce che guidi i suoi passi.", e anche nel cammino dell'esistenza ci sarebbe spesso bisogno, credo, di sobrietà.
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